I progetti a scala urbana

Negli scritti come nella pratica progettuale emerge l’orientamento di Marta Lonzi verso un processo creativo non distruttivo nei confronti di ciò che preesiste, sia esso centro storico, periferia o natura. Questo è l’approccio con cui partecipa a diversi concorsi di architettura e di urbanistica in Italia e all’estero: tra questi il Concorso per il parco urbano del Porto Navile e della Manifattura Tabacchi a Bologna (1984), il Concorso di idee per il riassetto di piazzale Matteotti e l'utilizzo dell'area dell'ex-Macello e sue adiacenze a Vicenza (1986), il Concorso IBA Lützowplatz a Berlino (1987). Al Concorso per l'assetto ambientale e architettonico di Bagno Vignoni (1992) presenta un progetto nel segno del riuso e della “ricucitura” ambientale. Ma spesso le sue proposte mettono in discussione le richieste del bando di concorso. Emblematico è il progetto presentato per la riqualificazione e sistemazione del Borghetto Flaminio a Roma (1994-95). Secondo la Giuria “i pregi sono anche i limiti del progetto: lo spazio centrale non è un progetto ma un giardino. La tendenza a liberare lo spazio è positiva ma comporta la rinuncia a progettare”. Un giudizio che, in negativo, coglieva appieno lo spirito della proposta.

Ne segno del profondo rispetto dell’identità storica della città, intesa “come bene comune da salvaguardare”, Marta affronta quindi, senza committenti, il tema delle periferie urbane, in particolare di quelle romane. “Roma potrebbe essere una città senza periferie”: le sue riflessioni, oggetto di continui approfondimenti, sfoceranno nel progetto elaborato per Pietralata poi fatto proprio dalle associazioni di base del quartiere, pubblicato in Del Sistema Direzionale Orientale, 1997 quindi in Roma è da salvare. Pietralata New York Istanbul (con Francesca Garavini), 1999.

Il punto di approdo di tante esperienze e ricerche è il libro Autenticità e progetto pubblicato nel 2006, inteso a demistificare l’astrazione del processo creativo.

Un progettista cosciente – e dunque responsabile – del proprio atto creativo, come lo è della propria vita: questo, in estrema sintesi, il centro del discorso di Marta Lonzi. Un discorso svolto, attraverso quarant’anni di attività, in forma non-astratta, inframmezzato da interrogazioni e dubbi che accompagnano il percorso di scavo sulla natura e il senso degli spazi delle relazioni umane.

“Un bravo architetto non è colui che fa nuove architetture, che progetta inedite soluzioni, ma colui che riesce a sollecitare negli uomini pensieri e sentimenti che altrimenti non si manifesterebbero alla coscienza.”
(ML 1982)

“I procedimenti che sono alla base dell’architettura e dell’urbanistica moderna hanno avuto l’effetto di trasformare la progettazione in una merce alla pari di tutte le altre merci… dove impera la scissione tra progettazione ed etica”.
(ML 2006)

 

Ascolta “Oggi l’architetto è bloccato a uno stadio in cui è tutt’uno con ciò che elabora”