La casa manifesto
È dell’inizio degli anni ’70 quella che potremmo definire la sua realizzazione-manifesto, la casa romana di famiglia in piazzale Belle Arti: qui, nel coronamento dell’immobile di Giulio ed Enrico Gra, Marta Lonzi mette a punto un dispositivo spaziale che riproporrà in molte realizzazioni successive: setti di legno e vetro, sovente curvati al limite delle possibilità strutturali, a creare ambienti visivamente permeabili, zone di relativa privatezza, senza spezzare il flusso delle relazioni e della vita.
“L’inserimento della vetrata, suggerito dalla necessità di dividere solo acusticamente e dagli odori la cucina pranzo dal soggiorno, è un atto maturato dalla percezione con l’opera di Gra via via che io stessa guidavo la scoperta da considerarla, al momento un gesto, ciò che mi aspettavo… Ai segni che definiscono la pianta si contrappongono i segni che definiscono le facciate: a sud, verso la città storica, il sole e la brezza del mare, la facciata si dilata in una successione di arcate quasi a sembrare un acquedotto che si staglia sulla città… A nord, verso la campagna… e i venti freddi di tramontana, la facciata si contrae e si ispessisce, accogliendo nella parte centrale un porticato a tre profonde arcate” (ML 1989)
“Il mio studio è annesso alla mia casa, casa che io stessa ho progettato. Spessissimo le persone che vengono nel mio studio conoscono gli spazi in cui vivo e ricevono da me una garanzia: le case che progetto sono case in cui vivrei”
(ML 1984)