Fra l’aprile 2009 e l’ottobre 2010 il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi viene coinvolto in una serie di vicende che rimandano al nesso sesso e potere. Bastino alcuni nomi a ricordale, Patrizia D’Addario o Noemi Letizia; valgano le considerazioni di Fare Futuro firmate da Sofia Ventura secondo cui la scelta delle candidate Pdl evidenzia una “pratica di cooptazione di giovani signore con un background che difficilmente può giustificarne la presenza”... E ancora: la richiesta di divorzio dell’ex moglie Veronica Lario, la vicenda di Karima El Mahroug, conosciuta come Ruby Rubacuori e le ‘cene eleganti’ del presidente con Lele Mora, Emilio Fede, Nicole Minetti e le sue ‘olgettine’...

Davanti a queste vicende, ancora una volta sono le donne a non stare in silenzio, a costruire reti e a portare nelle piazze (questa volta con sempre più uomini) la loro rabbia contro l’ennesimo attacco alla dignità femminile. Il movimento Se non ora quando (Snoq) nasce sull’onda di una indignazione sempre più difficile da contenere e alla fine del gennaio 2011 arriva l’appello rivolto a uomini e donne a mobilitarsi per una grande manifestazione...Rispondono circa duecento piazze italiane e alcune decine nel mondo (da Aosta a Enna, da Milano a Washington, da Roma a Toronto, da Bologna ad Amsterdam e Tokyo) con le loro rappresentanti. In una settimana arrivano più di cinquantamila adesioni... A questo nuovo ‘Dove siete?’ Milano ancora una volta risponde. Il gruppo milanese organizza, prima dell’appuntamento nazionale, un sit in che si tiene il 29 gennaio in piazza della Scala, con lo slogan ‘Un’altra storia italiana è possibile. Insieme, donne e uomini’. A promuoverlo non sigle di partito, ma donne impegnate in politica, nel sindacato, nelle associazioni, nelle professioni, molte delle quali hanno fondato o partecipato al lavoro di Usciamo dal silenzio. In piazza arrivano più di diecimila persone. Dal palco nessun comizio, a tenere le fila Massimo Cirri, conduttore di Caterpillar. La prima a prendere la parola è Concita De Gregorio, la direttrice dell’Unità, che tra le risate, afferma di essere ‘la nipote di Indira Ghandi’. E poi Lucrezia Lante della Rovere, Dario Fo, Franca Rame, Moni Ovadia e giovani attori e attrici che leggono i messaggi raccolti dal comitato promotore attraverso le mail e su Facebook. Ci si saluta dandosi l’appuntamento alla manifestazione del 13 febbraio, in contemporanea con le altre città italiane.
Il 13 febbraio del 2011 le piazze d’Italia si riempiono di donne e non mancano gli uomini. Alla domanda “Se non ora quando?” seguono novanta secondi di silenzio e poi oltre un milione di persone, in più di duecento città, risponde “Adesso!”. Si chiede rispetto per le donne e le dimissioni di Berlusconi. Si chiede un paese diverso. Siamo più di centomila, annuncia Teresa Mannino dal palco di Piazza Castello a Milano.
Dopo la grande manifestazione del 13 febbraio si costituisce un comitato permanente che si radica sul territorio. In pochi mesi nascono circa centoventi comitati locali che hanno però anche caratteristiche differenti... In essi confluiscono tradizioni aggregative, associative e politiche diverse, in alcuni casi sono generati da un femminismo più tradizionale, in alcuni da una adesione generazionalmente più giovane, frutto del mondo politico e studentesco degli anni ’80 e ’90, in altri ancora risentono dell’impronta marcata dei partiti della sinistra o dei sindacati. Sono, quindi, inevitabili i contrasti, soprattutto quando le successive mobilitazioni raccolgono minori adesioni e ottengono un’attenzione mediatica nettamente decrescente. È cambiata nel frattempo anche la fase politica e la spinta da cui Snoq era nata... l comitato promotore si scioglie e si divide in due gruppi - Se non ora quando-Libere e Se non ora quando-Factory con posizioni sempre più distanti su tematiche anche centrali (legge sulla violenza, maternità surrogata). Anche a Milano il lavoro del comitato che è continuato con altri appuntamenti di piazza e diverse assemblee non è esente da difficoltà e la relazione con il comitato nazionale oramai diviso in pezzi si è fatta molto complicata. 

Usciamo dal silenzio prende allora le distanze. Nell’assemblea di Uds del 21 maggio 2013 Assunta Sarlo riassume la fine dell’esperienza in Snoq e il ritorno ai temi ‘originari’ di Uds, quali l’aborto che sarà al centro del convegno nazionale del 9 marzo 2013.

 

Le testimonianze

“Ho partecipato attivamente a Snoq insieme a donne di altri gruppi e associazioni, e molte compagne di Uds hanno lavorato alla riuscita della manifestazione di Milano. È vero, il 13 febbraio è scesa in piazza l’Italia che non ne poteva più di Berlusconi, ma anche dell’uso distorto che certa politica faceva del corpo delle donne, della loro immagine. Una risposta imponente cui però seguirono mesi di discussione interna e di profonde divisioni.Se le differenze tra l’esperienza milanese e quella romana erano state evidenti sin dall’inizio, quelle interne alla leadership - non estranee alla natura stessa di Snoq e al suo rapporto con i femminismi - si fecero via via più laceranti e in qualche modo definitive”. Cristina Pecchioli

“Se non ora quando è nata all’insegna dell’antiberlusconismo, incontrando così il favore di molti e molte anche nella politica istituzionale. Erano gli anni dello scambio sesso-potere, dei distinguo fra le donne ‘a disposizione’ e quelle no. Ho partecipato a una sola manifestazione di Snoq e fatico a considerarla parte del movimento femminista, anche se ne ha raccolto alcuni temi. L’unica riunione a cui ho partecipato mostrava un’influenza ai miei occhi eccessiva dei partiti, e una litigiosità estraniante, motivo per cui sono rimasta ai margini”. Maddalena Gasparini