Nel marzo 2010, Uds decide di darsi una forma organizzativa più strutturata e si costituisce in associazione per portare avanti le sue battaglie. La scelta da un lato rispecchia il declino e la fatica della forma assembleare e di movimento, dall’altro offre uno strumento più adeguato alla partecipazione a bandi e alla condivisione di progetti con altri soggetti. L’associazione, presentata a Milano il 25 maggio, ha un suo statuto che rimanda all’art.3 della Costituzione: “Suo scopo sarà quello di ottenere il pieno riconoscimento dei diritti delle donne, in ogni ambito della vita privata e pubblica, nonché agire contro ogni tipo di discriminazione che limiti o pregiudichi la libertà, l’autonomia e l’autodeterminazione delle donne, ottenere la presa di parola pubblica nella sfera della politica, dei media, della cultura di genere”. A guidarla sarà Assunta Sarlo che è tra le fondatrici insieme a Daniela Fantini, Giovanna Fantini, Cristina Pecchioli, Ada Lucia De Cesaris, Anna Bandettini, Maria Grazia Ghezzi e Parisina Dettoni.
Come associazione Usciamo dal Silenzio ha continuato il suo impegno nel movimento delle donne partecipando all’esperienza di Se non ora quando e organizzando, insieme ad altre donne e gruppi, le manifestazioni milanesi del 2011. Nello stesso anno si è fatta promotrice di un’interlocuzione con il candidato sindaco di Milano Giuliano Pisapia - poi diventato primo cittadino - che sollecitava un diverso sguardo sulla città e l’impegno, poi mantenuto, in ordine alla democrazia paritaria.
L’associazione, negli anni, partecipa a diverse iniziative culturali e politiche, pubblica quaderni di dibattito, dà vita a numerosi incontri, seminari e a due rassegne teatrali al Franco Parenti di Milano: ‘Un diverso parlarsi tra uomini e donne’ con Saverio La Ruina e ‘Le donne parlano tante lingue’ con Maddalena Crippa, Giovanna Bozzolo, Carlina Torta, Elisabetta Vergani, quest’ultima a mettere in scena il dolore delle donne migranti. E, insieme ad altre associazioni italiane, partecipa al progetto del mensile Elle ‘SorElle d’Italia’, culminato, nel gennaio del 2011, nella presentazione all’Università Bocconi di Milano del Libro bianco delle proposte per migliorare la vita delle donne italiane. Uds aderisce, poi, alla Convenzione Nazionale contro la violenza maschile sulle donne No More e all’edizione 2013 di One Billion Rising. Dal 2012, darà vita a un tavolo di lavoro sul tema dell’applicazione della legge 194 che porterà il 9 marzo 2013, con il patrocinio del Comune di Milano, e insieme alla Libera Università delle Donne e ai Consultori Privati Laici, al convegno nazionale ‘Legge 194, cosa vogliono le donne’ in cui verrà presentato e aperto alle firme il Manifesto di proposte per la corretta applicazione della legge. Negli ultimi anni di vita dell’associazione, da segnalare oltre alla mobilitazione del 2014 Yo Decido accanto alle donne spagnole che difendono la legge sull’aborto, la partecipazione a reti nazionali sul tema dell’applicazione della 194 e le molte azioni in tema di democrazia paritaria, il rapporto con il Comune di Sesto San Giovanni e la sua assessora alla cultura e pari opportunità -nonché socia di Uds - Rita Innocenti che dà vita al progetto ‘Così sono se mi pare. Oltre gli stereotipi, la sfida della parità’ che coinvolge scuole e associazioni del territorio sul tema della lotta agli stereotipi e alle discriminazioni di genere anche attraverso la realizzazione del video Ma il cielo è sempre più blu della regista Alessandra Ghimenti. L’esperienza di Usciamo dal silenzio si chiude nel 2016: l’ultimo direttivo registra la fine del percorso politico e decide per l’autoscioglimento con una lettera pubblica nella quale spiega i motivi e si impegna a lasciare memoria del lavoro svolto.
Le testimonianze
“Non capivo chi era contraria allo scioglimento. Non mi piace trascinare le cose quando paiono esaurite, anche se questo è quello che capita a molti gruppi che sopravvivono nel nome e poco più. E poi pensavo fosse giusto nei confronti di chi aveva fatto tratti di strada con noi dare conto della fine dell’associazione”. Maddalena Gasparini
“Per me l’ultima fase è stata particolarmente dolorosa, come tutti i lunghi addii, e forse inconsciamente io e Maria Grazia Ghezzi, che come me resisteva nel prolungare l’esistenza dell’associazione, semplicemente non volevamo lasciare andare ciò che per entrambe era stato unico, nonostante la nostra lunga militanza nella sinistra e nel sindacato…” .Cristina Pecchioli
“L’esperienza di Uds l’abbiamo trascinata oltre il dovuto per paura di rimanere senza un luogo in cui stare. L’autoscioglimento l’ho vissuto come un atto di chiarezza, non come una resa o un lutto. Ho provato un senso di liberazione, come togliermi dalle spalle un peso, un compito. C’era ormai un nuovo movimento di donne giovani che il testimone se l’era preso a modo suo, ci piacesse o no il modo. E nel vuoto della politica e nella crisi della sinistra l’affermarsi di un nuovo femminismo che ha allargato i confini geografici e generazionali è stato un miracolo e una benedizione”. Manuela Cartosio
“Quando abbiamo percepito che la voce di Uds si era affievolita io ho fatto fatica. Si trattava di archiviare una fase ricca e irripetibile, in cui il tempo non sembrava bastare mai, ma era il tempo pieno dell’impegno, era una scommessa pubblica e collettiva che corrispondeva potentemente a ciò che io volevo dalla mia vita. Il venire a patti con la sua fine è stato, per questo motivo, un passaggio da maturare; sono poi riuscita ad accettarla come una parabola naturale dei movimenti e come una sorta di semina che può produrre o non produrre i suoi frutti, anche in maniera inattesa. Lo credo tuttora e quando rintraccio i segni di quella semina - che iscrivo nella lunga storia del femminismo - ne sono contenta.”. Assunta Sarlo