Usciamo dal silenzio, con questa serata di socialità, di teatro, di musica e d’altro, invita le donne di Milano ad uscire dalle case (quelle case che proteggono ma dentro le quali si consuma anche tanta violenza), per riprendersi la notte, la vita, la città. Una città che ha ormai zone interdette e pericolose, come ad esempio le stazioni. Noi vogliamo riprenderci anche la stazione e per una sera trasformarla in un luogo di vita, un luogo che non faccia paura alle donne. E vogliamo anche dimostrare che le donne non hanno paura, che non vogliono essere e non si sentono vittime. La violenza contro le donne ci riguarda tutte, ci minaccia, non ci riconosce libere. La violenza contro le donne non è un destino per nessuna. Né in casa né fuori. La violenza contro le donne non è un fatto privato, ma una misura dell’assenza di democrazia”.

La sera del 25 novembre 2006, convocate da questo volantino, moltissime donne (e anche stavolta molti uomini) affollano la scalinata della stazione Centrale di Milano. Molte indossano le magliette blu realizzate per ‘Usciamo la notte’ in italiano, francese, inglese, spagnolo e arabo c’è scritto No alla violenza, mentre sui talloncini distribuiti dalla Provincia di Milano ci sono i contatti dei centri antiviolenza e del Soccorso violenza sessuale della clinica Mangiagalli, fondato da Alessandra Kustermann. L’atrio est si riempie di grandi cuscini messi a disposizione da GrandiStazioni, ben felice di collaborare a un’iniziativa che toglierà alla Centrale il marchio della paura e dell’inospitalità. Anche il Dopolavoro ferroviario dà una mano.

Accanto alle donne di Usciamo dal Silenzio ci sono Debora Villa, Rossana Carretto, Ottavia Piccolo, le allieve della Civica Scuola Paolo Grassi, tante altre artiste, artisti, musicisti e Camila Raznovich a tenere il palco. È una serata di grande energia in cui si chiede che la questione della violenza maschile - all’epoca lontana all’essere un tema mainstream - sia iscritta nell’agenda politica ‘all’altezza della domanda’ delle donne. Così dice il documento approvato il 26 ottobre dall’assemblea di Uds e inviato al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ad altre cariche istituzionali e locali e a Barbara Pollastrini, ministra delle Pari opportunità del nuovo governo Prodi, che con Uds resterà in costante dialogo e prima della serata ne incontrerà una delegazione. Il 25 novembre, per la prima volta in Italia, un presidente della Repubblica prende parola sul tema. In un messaggio alla ministra Pollastrini, Napolitano scrive della drammaticità del fenomeno e della gravità della violenza domestica, ricorda che le leggi ci sono, ma da sole non bastano...

Il documento di Usciamo dal silenzio è frutto di un lungo lavoro che ha visto l’incrocio delle competenze e delle esperienze di femminismo dell’assemblea: “La violabilità del corpo delle donne sta dentro la nostra storia e tutte le storie, è tutt’uno con la nascita della nostra civiltà e di tutte le civiltà. Ecco perché oggi chiediamo alle istituzioni una parola pubblica che riconosca questo punto di partenza, che spezzi un silenzio insopportabile, che rifugga dalla facile scorciatoia dello scontro culturale. Le donne non vogliono essere vittime per sempre”...È un documento complesso che respinge nettamente, in tema di violenza, la lettura securitaria dello scontro di civiltà e non si sottrae alle proposte concrete nei tre allegati, dedicati rispettivamente al diritto, alla parola pubblica e alla città, sottolineando in ogni ambito, dagli organi pubblici alla scuola e alla pubblicità, l’importanza della formazione e della sensibilizzazione. ..”Sensibilizzare, prevenire, tutelare, progettare sono i verbi che scegliamo per dire come l’azione pubblica debba rispondere a esigenze molteplici che riguardano la sfera dell’educazione, della formazione, della socialità e del diritto e avere, insieme, l’ambizione di un nuovo progetto di convivenza”...

Il lavoro sulla violenza che impegna l’assemblea vede anche un’interlocuzione forte con le istituzioni sulla nuova proposta di legge di contrasto alla violenza sessuale: diventerà un disegno di legge sul quale Uds esprimerà non poche critiche e non diventerà legge per la caduta del governo Prodi... In questo clima si tornerà a manifestare questa volta a Roma, in piazza della Repubblica il 24 novembre 2007. Anche Uds aderisce alla manifestazione organizzata dal Comitato ‘controviolenzadonne’ con un proprio documento intitolato ‘Non toccate la nostra libertà’ che riporta i principali, allarmanti dati della prima indagine nazionale Istat e mette in luce quale azione legislativa il movimento richiede.

 

Eluana e il tema del fine vita

Il caso di Eluana Englaro rende evidente come la violenza contro le donne si annidi anche nel modo in cui l’Italia affronta la questione della fine della vita....Eluana  a ventidue anni, in seguito a un incidente stradale riporta una grave trauma cerebrale che determina uno stato vegetativo persistente; la sopravvivenza biologica è garantita dalla nutrizione artificiale e dall’accudimento del corpo. Il padre, nominato tutore di Eluana, chiede di sospendere la nutrizione artificiale considerata una forma di accanimento terapeutico e di consentire che il processo del morire faccia il suo corso naturale, portando a sostegno della richiesta la volontà della ragazza ricostruita tramite testimonianze sulle sue convinzioni e sulla sua idea di dignità.

Ci vorranno ben 17 anni perché la volontà di Eluana venga rispettata; dopo un lungo iter giudiziario, il 16 ottobre 2007 la Corte di cassazione autorizza l’interruzione della nutrizione artificiale e rinvia il caso alla Corte d’appello di Milano che, con decreto del 9 luglio 2008, autorizza Beppino Englaro, in qualità di tutore, ad interrompere il trattamento che manteneva in vita Eluana... Ancora una volta è un governo presieduto da Berlusconi che cerca di opporsi alla magistratura: una lunga e spesso aspra battaglia legale e politica si svolge sul corpo inerme di una donna, che da anni non ha una sia pure elementare attività di relazione. In una conferenza stampa Berlusconi definisce Eluana Englaro una persona in pericolo di vita, ma che respira in modo autonomo, una donna che potrebbe anche avere un figlio.

Uds, e il femminismo tutto, “hanno a lungo riflettuto sulla necessità di tenere insieme il ragionamento sul corpo, dalla procreazione alla fecondazione assistita, alla violenza, con l’idea di libertà della donna, e di responsabilità nella libertà”; per questo, il 18 febbraio del 2009, a pochi giorni dalla morte di Eluana Englaro, Usciamo dal silenzio organizza un dibattito, coordinato da Assunta Sarlo con la costituzionalista Marilisa D’Amico e Maddalena Gasparini, neurologa esperta di stati terminali e vegetativi. ‘Domande su Eluana, su di noi e sulla Costituzione’ è il titolo del confronto organizzato alla Casa della cultura di Milano: quella riflessione verrà pubblicata in un quaderno evidenziando ancora una volta che libertà e dignità - nella duplice dimensione individuale e sociale - sono indissolubilmente legate e che il riferimento alla dignità non può mai divenire tramite per l’imposizione di punti di vista, di azioni limitative della libertà e della coscienza della persona.

La battaglia giuridico-politica si concluderà positivamente nel 2017 con l’approvazione della legge 219 che riconosce il valore delle disposizioni anticipate di trattamento e non solo.