“Care tutte,
indirizzo questa mail ad amiche, donne che conosco per motivi di lavoro e gruppi di donne per condividere con tutte voi la difficoltà di questi giorni e chiedervi: ma dove siamo, ma dove siete?
Tema: la legge 194. Le pagine dei giornali, l’agenda politica ci rimandano in questi giorni l’immagine guerresca per toni e sostanza di un nuovo attacco forte, dopo la legge sulla fecondazione assistita e il blocco della Ru486, a una cosa a cui tutte siamo affezionate: la nostra libertà di scelta, anche laddove - come nel caso dell’aborto - sia, come sappiamo, dolorosa e difficile. E invece ci propongono e decidono commissioni d’inchiesta, consultori presidiati da antiabortisti, metodi intimidatori e inquisitori sulle donne, italiane e straniere, le più deboli e indifese. E noi: molto silenzio pubblico, mi pare. E non posso non ricordarmi che dieci anni fa in occasione di un altro attacco a quella legge andammo a Roma in tante - io ero incinta! - a dire semplicemente che quella frontiera, per le donne italiane, non era oltrepassabile. E adesso? Non ho proposte, si può fare di tutto: da un girotondo in piazza Duomo, ad un’assemblea, a far girare una mail a tutte le donne di tutte le età. Direte: non ce n’è bisogno. Può darsi che io mi sbagli, ma mi sembra che ci sia molto bisogno dei nostri pensieri e della nostra opposizione. E spero che qualcuna, più brava di me, si inventi qualcosa per superare il disagio e il silenzio.
Oppure prendete questo messaggio semplicemente per quello che è: il bisogno di condividere con altre una responsabilità che sento nostra e di non stare zitta.
Assunta Sarlo
martedì 22 novembre 2005, ore 14.05”
Tempo pochi giorni e la mail di Assunta Sarlo, spedita dalla redazione in cui lavora, il settimanale Diario, darà vita a Usciamo dal silenzio che siglerà a Milano la manifestazione bella e imponente del 14 gennaio 2006. Per la libertà femminile e in difesa della legge 194, rimessa in discussione - ancora una volta - dal governo Berlusconi (il terzo, per l’esattezza, in sostanziale continuità con il secondo che nel 2004 aveva varato la legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita)...
Messaggio in bottiglia’ è l’oggetto della mail spedita il 22 novembre 2005 da Assunta Sarlo ad amiche e conoscenti per reagire insieme all’attacco sferrato dal governo Berlusconi alla legge 194.
“Ma dove siamo, dove siete? Stanno facendo la guerra alla nostra libertà. Non so cosa, ma c’è bisogno dei nostri pensieri, della nostra opposizione”. Le parole giuste per far saltare il tappo: il messaggio esce dalla bottiglia e suscita una cascata di risposte da parte di donne le più diverse.
Susanna Camusso, segretaria della Cgil lombarda è una delle prime a rispondere: “Un altro brutto giorno è passato tra minacce di picchetti ai consultori, pillole Ru486 che non arrivano e commissioni d’inchiesta. Come si poteva temere l’arretramento della laicità delle istituzioni si trasforma in un attacco alle donne, alla nostra pelle, alla nostra salute, alla nostra autodeterminazione. Cogliamo negli appelli che corrono in rete un disagio che cresce, la paura che tutto resti nel silenzio. Condividiamo, sappiamo che non si può stare in silenzio, è una responsabilità anche nostra. Noi saremmo per fare una grande assemblea di donne dove decidere insieme altre iniziative. Proponiamo a tutte martedì 29 novembre a Milano, alle 21 in Camera del lavoro. Vi chiediamo di far girare il più possibile questa mail”...
La sera dell’assemblea il silenzio è rotto da più di mille donne (e anche qualche uomo), che per tre ore mettono a confronto pensieri, opinioni, competenze e passione. Dopo che il salone Di Vittorio si riempie di donne sedute anche per terra, è necessario aprire il salone De Carlini, collegato in audio. Si parla di libertà femminile, autodeterminazione, di legge 194, Ru486, dello stato dei consultori in una sala gremita di donne di tutte le età, animate dalla volontà di rendersi visibili in una fase di forte attacco alle conquiste civili. E rispetto alle assemblee di trent’anni prima ci sono madri e figlie...
Al termine dell’assemblea si approva, con un lungo applauso, un appello che dice: vogliamo provare a lanciare una manifestazione nazionale per il 14 gennaio a Milano. Da allora comincia, in tutta Italia, una fase di lavoro e di pensiero collettivo che ha costruito Usciamo dal silenzio.